Il morto di giornata
Il morto di giornata

Il morto di giornata

Il morto di giornata

Anneka sta seduta immobile ormai da almeno un buon quarto d’ora, senza fare nulla, senza pensare nulla, completamente assorta dall’ammirazione per Peter che, inconsapevole di tanta influenza, come al solito chiacchiera senza sosta con chiunque gli passi a tiro.

Peter è il beniamino della piccola comunità di Thur: in antitesi cosmica con Andrew, fisico scolpito e piglio da prima donna, Peter si accosta gentile e lieve a tutti i suoi clienti e la ferramenta si popola già dalla mattina presto di un mix di signore attempate e artigiani forzuti.

Ciaccottano tutti insieme, aspettando il proprio turno e poi si confidano, come in confessionale, con Peter che per ciascuno ha una parola gentile e la soluzione al problema impacchettata in un pezzettino di carta di giornale.

A volte si ha l’impressione che le persone cerchino una scusa per transitare di lì, a comprare una quisquilia o a discutere di progetti impossibili, giusto per il piacere della sua compagnia.

Anneka invece, ingabbiata in una timidezza che la veste come una robusta armatura, si è sempre limitata a transitare avanti e indietro sbirciando dalle vetrine l’interno del negozio e accontentandosi della sagoma di Peter che transita veloce dietro il bancone.

Ma in questa mattina luminosa è seduta sulla panchina alla fermata del bus e non si muove incantata dalla figura dell’amato  pigramente appoggiata allo stipite dell’ingresso del negozio: di lui, in parte celato dalla pensilina del bus, vede bene solo la bocca e gli occhi, sorridenti e luminosi che le sembrano essere lì solo per lei.

“Svegliati, sembri una vecchia babbiona con le bave alla bocca”.

La voce, conosciuta e amica, si insinua tra le nebbie dei sogni e la sveglia come una doccia fredda in una mattina d’inverno.

Anneka lo sa che sembra una vecchia babbiona, è quello che si dice da sola la mattina guardandosi allo specchio, ma non le importa, tanto nessuno se ne accorge abbastanza da prenderla in giro o abbracciarla.

La solitudine l’accompagna come un cane fedele e ormai non ne sente più il peso, tranne quando incrocia Peter e allora torna giovane, in quel preciso punto del tempo e dello spazio quando tutto sembra possibile e nelle mattine di primavera l’aria tersa e lieve accarezza i sogni.

Non sa dirsi come mai Peter abbia su di lei questo effetto, forse la gentilezza fa da calamita e lei, che ne ha fatta poca esperienza, se ne sente attratta più che dai muscoli di Andrew, che pure è un pezzo d’uomo che metà degli uomini del paese invidia e l’altra metà serenamente odia.

Si gira trovandosi a tu per tu con Matt che la fissa con aria sorniona e annoiata.

“Hai deciso di passare qui la mattina?” continua imperterrito.

“Ma no, stavo aspettando il bus”

Anneka affonda nella sua stessa bugia, e più affonda più arrossisce sentendosi trasparente e stupida sotto lo sguardo indagatore dell’amico.

Che fare? La panchina improvvisamente sembra scottare sotto i jeans, così Anneka si alza, un fagotto di vestiti troppo larghi e troppo anonimi, gira attorno alla pensilina e si trova sotto gli occhi di Peter che sembra notarla per la prima volta e per un attimo smette di parlare a manetta con la signora Kellas, portinaia di fama e di fatto.

“Buongiorno signora Kellas” saluta composta Anneka, felice di poter distogliere lo sguardo dal volto di Peter e fissare la borsa della spesa da cui spunta un florilegio di verdure.

“Buongiorno Anneka, stavo giusto dicendo a Peter che sabato sera c’è la tombola in parrocchia, vieni anche tu?”

Lo sguardo di madama non ammette repliche e così Anneka si trova ad annuire e a ringraziare, la testa su e giù a dire che sì, è contenta dell’invito e sicuro ci si vede sabato.

“E, Peter, ti aspetto ovviamente. Fammi il piacere accompagnala tu Anneka, che alla sera i bus non ci sono”.

E’ fatta; è proprio vero che le portinaie sono le dee imperatrici dell’Universo e governano con pugno di ferro i destini degli uomini.

 

E’ sabato sera.

Anneka si è agghindata al meglio del suo meglio per l’Evento, il più importante della sua vita.

Frizzata in un vestitino sintetico a fiori, se ne sta immobile davanti al portone di casa aspettando il suo accompagnatore.

Non riesce nemmeno a respirare, e non sa immaginarsi come potrà trovare il fiato per salutarlo, figurarsi fare una conversazione, anche finta, “comevailtempo, oggichefreddochefa”.

 

Peter puntuale arriva, accosta, sorride e Anneka si sente venire meno mentre trascina i piedi verso un destino ignoto e mirabolante.

“Ciao, grazie del passaggio” riesce a biascicare con un filo di voce.

“Ma ti pare, è un piacere” sorride gentile Peter.

 

E poi il mondo inizia a girare al contrario.

 

“Oggi pomeriggio sono stato a un funerale, il più strano della mia vita” inizia a raccontare.

Anneka lo guarda di sottecchi, forse sta scherzando e la prende in giro, ma no, Peter continua a parlare entusiasta del suo stesso discorso e sciorina particolari e considerazioni sulla cerimonia funebre, sui parenti, sul prete e pure sui fiori.

Il viaggio procede liscio e finito il funerale la sala parrocchiale con la tombola è finalmente in vista.

Peter scende dall’auto come se avesse raccontato la sfilata dei carri di Viareggio, Anneka cerca di mettere in ordine i pensieri e fianco a fianco entrano accolti da Madama Kellas  che popputo Caronte li transita ai tavoli con gli altri giocatori.

Una marea di vecchi, mancano solo i bicchieri per posare le dentiere e un medico per rianimarli ma tant’è, ormai si è seduta e poi è lì per Peter, che schiattino pure basta non le rovinino la serata.

“Anneka lo sapevi che il marito di Madama Kellas ha un tumore?”

“Oh Peter, sapessi come mi fa piacere fare due parole, devo sempre chiederti il nome del reumatologo per Sylvie” lo interrompe un attempato signore dietro di lei.

Inizia una serrata discussione tra Madama, Peter e il vegliardo su quale sia il miglior oncologo di Thur, sulle terapie all’ozono e su una serie impressionante di farmaci dai nomi impronunciabili.

Anneka si sveglia, questa volta per davvero.

Tutti quelli che parlano con Peter, cosa mai gli diranno oltre a “mi serve un bullone da5 mm?” e il sospetto che sgomitava per uscire già in auto si trasforma in certezza.

“Ma porca puttana” sbotta a voce alta “sarò anche un cesso ma sono viva e il morto di giornata ve lo tenete voi”.

Sente dentro una forza strana, potente e irruente, che viene dal profondo e la scuote, anzi la percuote fino a farla tremare di paura prima e singhiozzare dalle risate subito dopo.

Saltellando corre fuori dalla sala, improvvisamente giovane.

“Andrew, sono Anneka, ti va una birra insieme?”.

 

 

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