LalaBee
LalaBee correva sui tacchi a spillo, la sciarpa che ondeggiava lieve dietro di lei. In realtà tutto in lei era lieve. Ad eccezione della statura e del giropetto, notevoli entrambi, di corporatura era minuta, e muovendosi dava l’impressione di essere priva di peso.
Anneka si girò verso LalaBee senza smettere di fissarla.
- E’ meravigliosa - disse con un sospiro.
- E’ una zoccola - rispose Patty senza battere ciglio.
In realtà avevano ragione entrambe perché LalaBee, che in realtà si chiamava Lea, comunicava l’idea di essere incamminata a passi sicuri verso una meta, e di farlo ben armata.
In questo caso la meta era Grau, tutto vestito a festa per la recente nomina a responsabile del controllo delle aree lacustri del distretto di Thur.
La nomina gli conferiva un discreto portafoglio, da investire in iniziative di promozione del territorio in cui abbondavano ai laghi e laghetti attraendo turisti, e il portafoglio portava con sé potere.
E fascino.
Anneka aveva quasi voglia di prendere appunti, lei che giusto la sera prima era andata al pub con Andrew e si era ritrovata a casa, ubriaca e illibata dopo essere stata riaccompagnata ad una sola birra di distanza dall’ingresso trionfale nel locale.
LalaBee aveva ormai azzerato la distanza con Grau e gli mostrava i pettorali facendo appannare gli occhiali dell’ex sindaco il quale, di rimando, si era erto in tutta la sua statura, arretrando anche di qualche passettino nella strada in salita per sembrare più alto.
- La vedi? Adesso la sentirai pure - proseguì implacabile Patty.
In effetti LalaBee si faceva sentire, eccome, mentre Anneka quasi si vergognava per lei, per la baldanza sfacciata dell’approccio.
- Ma che piacere Grau, lo sai che stavo pensando proprio a te? - ciangottava.
Grau era persino tenero, nella sua nudità emotiva e nell’imminente capitolazione.
- Allora, ci vediamo stasera al pub? Mi farebbe tanto piacere raccontarti del progetto che sto sviluppando nel mio piccolo quartiere e di confrontarmi con te che sicuramente hai più esperienza.
Non è vero - pensava Anneka - non può essere. E invece sì, mentre il dialogo proseguiva fitto, Grau si stava trasformando, e pareva più alto, più prestante e persino la chioma sembrava più folta e leonesca.
Grau però non era del tutto tranquillo, si agitava senza darlo a vedere, pestando i piedi sul marciapiede, prima uno e poi l’altro, in una sorta di danza dell’imbarazzo, tornando bimbo con la pipì da fare e il gioco da terminare assolutamente, incapace di mollare LalaBee pur sotto la pressione di una misteriosa attesa.
Anneka lo osservava con attenzione rapita.
- Attente, inizia il divertimento - sussurrò la moglie di Matt, che nel frattempo si era unita al duo.
Giù dalla via veniva a grandi passi la Hilly, le falcate alla John Wayne e lo sguardo maledetto di chi porta notizie poco gradite.
- Grau allora stasera festeggi con tua moglie?- sparò lì Hilly senza neanche fargli sentire il rumore del caricatore.
Grau, che evidentemente paventava l’arrivo della consorte, ma certo non si aspettava l’apparizione di Heleonore, si bloccò come una statua di marmo.
LalaBee senza fare una piega adesso guardava lontano, oltre la testa di Grau su su alla cima della via dove una sagoma femminile nel frattempo si era palesata in controluce.
Grau era tornato piccolo, persino spelacchiato, e nel tempo di un respiro LalaBee stava raggiungendo sua moglie mimando il gesto di un abbraccio.
Anneka e le altre spettatrici avrebbero voluto prendere sedie e pop corn, e se si fossero osate pure scattare un paio di immagini a futura memoria.
Le due donne erano ormai vicine tra loro ma lontane dal resto del gruppo che poteva solo fare supposizioni su cosa si stessero dicendo.
La moglie di Grau, che aveva già misurato il campo di battaglia, teneva la borsetta con due mani davanti a sé a mò di scudo per ripararsi, e intanto parlava fitto fitto.
LalaBee non retrocedeva di un passo e nell’ombra della sera che iniziava a sfocare i colori pareva uno scalatore in procinto di affrontare una salita.
Trascorsero cinque minuti, o forse più e le due donne intanto si erano chetate.
- Che stanno facendo? - disse Hilly, più a se stessa che alle amiche.
Nessuno si muoveva né parlava.
Grau nel frattempo aveva recuperato un po' di autorevolezza, o forse era solo la memoria del potere, e tossicchiava piano, a comunicare che lui era lì e che si sbrigassero.
Anneka che ormai non sapeva più dove stivare le informazioni, aspettava trepida la conclusione.
Moglie e rivale avevano intanto iniziato a tornare, fianco a fianco, con il passo lemme di chi non ha fretta o ansia. La signora Kotten era l’antitesi di LalaBee, bassa e larga, la borsa a tracolla sopra un golfino con i bottoni che faticavano a tenere chiusi i due lembi e la gonna a pieghe sotto il ginocchio; eppure c’era tra le due un segno inequivocabile di intesa.
Una volta arrivate a tiro, Hilly si era staccata dal gruppo e aveva chiesto in un in un mormorio:
- E allora?
- E allora cosa, cara? - le si rivolse la moglie.
- E allora cosa avete deciso?
- Niente, naturalmente - spiegò piana LalaBee.
Hilly non sapeva più dove guardare… tutto per … niente?
I due gruppi di donne si erano nel frattempo riuniti in un unico capannello e Grau le osservava in disparte, come un condannato in attesa della sentenza.
Che arrivò per mano della signora Kotten, la quale, tirato ben giù sui fianchi il golfino e ravviati i capelli, dopo aver parlato a bassa voce al gruppo che attentissimo si beveva le parole, aveva preso il marito sottobraccio e con piglio deciso lo trascinava verso casa.
- Ragazze, domani sarete miei ospiti al bio bistrot del lago di Ajlme - disse LalaBee - Grau mi ha nominato direttore per conto dell’ente laghi - continuò con un sorriso sempre più largo.
- Ma, ma come fai a saperlo? E sua moglie? - Anneka non ci capiva più niente.
- Sua moglie glielo sta comunicando proprio ora, insieme alla decisione di comprare un nuovo divano in pelle per il salotto.
Anneka era basita, sconcertata, perplessa e provava una sconfinata ammirazione per queste due donne che avevano saputo trasformare un piciùla in una miniera di opportunità.
Hilly, come al solito tutta d’un pezzo, si agitava storcendo il naso, ma Anneka, che non era mai riuscita ad ottenere nulla da nessuno se non educati sorrisi, sentiva aprirsi nuovi orizzonti.
Che le importava se erano fuori da qualsiasi canone?
Certo, avrebbe dovuto fare qualche cambiamento, ma dentro di sé una nuova speranza accendeva una tenue luce.
Perché a volte non è la propria intelligenza a fare la differenza, ma la stupidità degli altri.