2 Adattati come Anahit. Antifragile è bello.
Prima del prima il focus delle mie giornate ero io. Non è un granché come autopresentazione e dà un pò l’idea di una persona con cui non passereste volentieri del tempo.
Insomma, nel dipanarsi affannoso delle mie giornate, i miei vicini non sapevo chi fossero e tuttosommato andava bene così. Ci andava un antifocus per allargare lo sguardo, e così è stato: tutti in casa, fine della vita autoreferenziata.
Perché a stare in casa da soli, anche se sei sabausko di origini, dopo un po’ vengono dei pensieri. Tipo: che non è vero che uno di solito sta e fa tutto da solo. In fondo e nemmeno tanto in fondo,
mi mancava la gentilezza della mia panettiera, lo sguardo svagato del commesso del market, il broncio del postino.
E così ho iniziato a guardare fuori dalla finestra del salotto, giusto per spostare lo sguardo un attimo fuori dal monitor del pc.
Dietro le tende armoniosamente legate della casa vicina ho iniziato a seguire le giornate di Anahit Gilmore, la mia vicina immigrata armena. In lei tutto sapeva di allegria, grazia e armonia.
E non capivo perché.
Ho passato sempre più tempo ad osservarla affacendata a rassettare (ha una passione quasi viscerale per l’aspirapolvere) e piano piano ho capito: per lei la fragilità e l’adattamento che io
sperimentavo tutti insieme per la prima volta costituivano la trama delle sue giornate.
Me lo ha raccontato nelle settimane successive, dopo che a forza di piccoli cenni, poi diventati saluti, ed infine trasformatisi in appuntamenti fissi di scambi di sorrisi, ci siamo prese un tè insieme. Insieme per modo di dire: io sulle mie piastrelle e lei sulle sue, con una tazza fumante in mano e il vivavoce del cellulare attivo.
Cambiare paese, clima, abitudini, lingua, insomma universo conosciuto, l’aveva condotta a non barricarsi sul passato ma al contrario a lasciarsi trasportare, a poco a poco, dentro un nuovo
presente. Così il mutamento era diventato parte integrante del suo modo di muoversi nel mondo e l’innato desiderio di armonia che aveva ereditato dai genitori, entrambi artisti, l’avevano spinta a cercare il bello e il positivo in ogni piega delle giornate.
Grazie a lei mi scopro a desiderare il temporaneamente impossibile: pic nic in giardino con i miei vicini, chiacchiere e risate.
Ma il desiderio è già cambiamento.